Uno degli effetti della politica dei dazi innescata dal presidente degli Usa Donald Trump e stato il rilancio del riequilibrio degli assetti geopolitici globali, con la riapertura del dialogo e della collaborazione economica e politica tra Cina, India e Russia, tre realtà che annoverano assieme circa un terzo della popolazione mondiale, il 50% del Pil del G7 sviluppato da Stati Uniti, Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito (25,5 trilioni di dollari Usa contro 49,2 trilioni di $), con il rischio più che fondato di spostare gli equilibri strategici, politici ed economici ad Oriente a danno soprattutto di un’Unione europea sempre più debole ed imbelle, bloccata dalla cintura di castità castrante del Green Deal che sta mandando fuori mercato la manifattura europea.
Cina, India e Russia stanno reagendo a modo loro ai muri daziari innalzati da Trump e il rischio è che gli effetti della politica dei dazi si trasformino in un boomerang se non economico sicuramente in uno politico, visto che hanno già innescato una reazione volta a costruire una filiera economica fondata su energia a sconto, pagamenti alternativi e corridoi logistici Est-Est alternativi.
Nel 2024 l’interscambio Cina-Russia ha toccato circa 240 miliardi di dollari; India-Russia circa 70 miliardi (trainati dal greggio); India-Cina circa 130-140 miliardi con ampio deficit per Nuova Delhi. Sul petrolio, Pechino ha importato nel 2024 oltre 100 milioni di tonnellate (Mt) di barili russi (oltre 2 milioni di barili al giorno (mbg)), mentre l’India ha coperto il 30-40% del proprio fabbisogno. Gas: gasdotto “Power of Siberia” è passato da 1 a 38 miliardi di metri cubi/anno, mentre è stato appena siglato un memorandum su “Power of Siberia 2” (PS-2) per 50 miliardi di metri cubi/anno con prezzo e tempi ancora da definire.
Nei pagamenti, lo yuan renminbi (RMB) domina il mercato dei cambi (FX) russo, ma pesa solo circa il 3% nei flussi globali (de-dollarizzazione “operativa”). In campo logistico l’International North–South Transport Corridor (INSTC) è in forte crescita (circa il +20% nel 2024), porto di Chabahar nodo in espansione.
Gli impatti per Unione europea (Ue) e Italia sono rilevanti: minore leva su greggio, possibili ritorsioni su veicoli elettrici (EV) e componenti, necessità di “dual-sourcing”, contratti multi–valuta e clausole sanzioni più stringenti.
«Siamo dentro un multipolarismo di filiera che non va demonizzato, ma governato. Per l’Italia significa giocare d’anticipo su India, corridoi logistici e sistemi di pagamento affidabili, senza chiusure ideologiche e senza ingenuità. Chiediamo a governo e Unione europea di ricostruire un ruolo di alto livello dell’Occidente partendo da ciò che conta per le imprese: energia a prezzi competitivi, regole stabili, infrastrutture materiali e digitali moderne, finanza per l’export semplice e rapida – commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi -. Le nostre piccole e medie imprese possono reggere la sfida se aiutiamo la diversificazione delle forniture, l’uso di più valute nei contratti con adeguata compliance e la formazione manageriale per presidiare i mercati asiatici. Dobbiamo tessere alleanze industriali con Nuova Delhi e mantenere canali pragmatici con Pechino dove esistono convenienze reciproche, tutelando al contempo gli interessi strategici nazionali. Non servono muri, ma una politica economica che dia certezza e orizzonte: così l’Occidente può tornare al centro del tavolo, con l’Italia protagonista».
I dati della collaborazione tra Cina, India e Russia testimoniano uno scenario all’insegna del pragmatismo economico prima che geopolitico. C’è una specializzazione reciproca tra i tre protagonisti: la Russia riversa idrocarburi scontati verso Asia che non riesce più a vendere verso occidente; la Cina scambia energia contro manufatti, macchine e tecnologie; l’India compra materie prime a basso costo, alimenta le proprie raffinerie e monetizza margini anche attraverso il re-export di prodotti raffinati. È una filiera che, per struttura, ammortizza shock tariffari e sanzionatori meglio delle relazioni “a due” con l’Occidente.
Il fronte energetico è il perno dei nuovi assetti. La ri-direzione strutturale dei flussi energetici russi dall’Europa all’Asia stabilizza l’offerta globale, ma riduce il potere contrattuale europeo sul greggio; sul gas, l’eventuale “Power of Siberia 2” sposterebbe nel medio periodo ulteriore capacità verso Est, rafforzando il ruolo asiatico di Mosca e la posizione negoziale di Pechino. Per l’India, i barili scontati sono un moltiplicatore macro: migliorano partita corrente, sostengono crescita e consentono politiche anti-inflazionistiche meno costose.
Per Italia ed Europa la sfida è duplice: competitiva e regolatoria. Sul fronte competitivo, l’auto elettrica e le catene della transizione rischiano di ritrovarsi nel mezzo tra dazi occidentali e possibili ritorsioni asiatiche su componenti, minerali e agri-food. Servono “dual-sourcing”su input critici (ASEAN/India/Turchia), ridondanza di fornitori e scorte strategiche selettive. Sul fronte regolatorio, Bruxelles guarda a chiudere scappatoie su prodotti raffinati da greggio russo in Paesi terzi e ad alzare l’asticella delle verifiche di origine: per le nostre PMI significa clausole sanzioni ben scritte, pagamenti in più valute (yuan, dirham, rupia) e contratti con “covenant” su “re-routing” logistico e compliance documentale.
Il rilancio dell’alleanza tra Cina, India e Russia scaturita dagli effetti della politica dei dazi è una catena del valore geopolitica che funziona perché è conveniente: energia a prezzi competitivi, mercati per manufatti e canali di pagamento meno vulnerabili. Non è (ancora) un’unione economica, ma ha già la massa critica per condizionare prezzi, standard e rotte a livello globale. Per l’Occidente – e per l’Italia – non ha senso negare questa realtà: occorre riallineare ambizioni e strumenti, investire nei nostri corridoi e nelle nostre piattaforme di pagamento, stringere partnership industriali con l’India, e ritrovare una proposta di alto livello su innovazione, energia e regole del commercio. È così che si resta al centro del tavolo, anche quando il tavolo non ha più un solo capotavola.
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