La recente decisione di mettere nel decreto Infrastrutture lo spostamento di un anno dell’entrata in vigore del divieto di circolazione dei veicoli Diesel Euro 5 leggeri e pesanti nelle realtà delle regioni del bacino Padano (Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna) con oltre 100.000 abitanti non risolve l’inquinamento dell’areale, salvo aumentare a dismisura l’incertezza in capo a famiglie ed imprese circa il futuro di circa 1,3 milioni di veicoli circolanti nelle quattro regioni su un totale nazionale di 3,7 milioni, pari a circa l’8,8% dell’intero parco circolante nazionale.
Di fatto, quando si tratta di fare una scelta, la politica preferisce colpire la mobilità, sia quando si tratta di reperire facilmente nuove risorse economiche (leggasi aumento delle accise sui carburanti o sulla tassa di proprietà), sia che si tratti di limitare l’inquinamento, senza prendere in considerazione altre soluzioni, a partire da seri controlli sugli impianti di riscaldamento – molti funzionano ancora a gasolio – e sul rispetto delle temperature massime, specie nelle abitazioni private dove è facile trovare temperature sahariane in pieno inverno, con conseguenti maggiori consumi ed emissioni inquinanti.
Eppure una soluzione differente dal semplice divieto di circolazione dei veicoli Diesel Euro 5 ci sarebbe e passa dal maggiore impulso alla diffusione dei carburanti sostenibili, a partire dal gasolio HVO prodotto da materie prime vegetali di scarto, liquami zootecnici e fanghi da depurazione fognari. Si tratta di un carburante certificato in grado di abbattere del 90% le emissioni sui veicoli Diesel più moderni Euro 6, con prestazioni via via inferiori al calare dello standard ambientale del propulsore, con una stima dell’abbattimento di almeno il 50% sui motori Diesel più vecchi. Per essere sicuri dell’abbattimento delle emissioni, nelle regioni del bacino Padano basterebbe sostituire il gasolio di origine fossile distribuito negli impianti di rifornimento con il Diesel HVO – che peraltro ha lo stesso prezzo – potenziandone la produzione utilizzando a tale scopo anche quei 600 milioni che il governo Meloni vorrebbe destinare a sostenere l’acquisto di improbabili veicoli elettrici e ibridi, spesso di produzione estera.
Sarebbe una soluzione di buon senso, che potrebbe portare alla cancellazione di inutili divieti che penalizzano ingiustamente famiglie ed imprese, oltre ad ingenerare quell’incertezza che finisce con il frenare tutti gli investimenti e le spese, a svantaggio dell’andamento del Pil e della produzione industriale nazionale, che va sempre peggio.
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