Casta continua tenta il bis dopo il colpaccio perpetrato al Senato dagli ex senatori che si sono visti cancellare dopo soli tre anni di “ingiusti” tagli i loro vitalizi praticamente integrali, grazie anche all’operazione condotta da Forza Italia e dall’allora presidente del Senato, quella Maria Elisabetta Alberti Casellati, oggi ministro per le riforme del governo Meloni, con la melina della Lega Salvini e l’opposizione di Fratelli d’Italia. Ora tocca agli ex deputati, a ben 1.311 ex onorevoli che reclamano parità di trattamento con i loro colleghi della “Camera alta”.
Per gli ex onorevoli l’attesa per il ripristino quasi totale dei loro laticlavi è stata più lunga, visto che la lotta di Casta continua dura da ben 7 anni, e nei prossimi giorni toccherà al presidente del collegio di garanzia interno del Senato presieduto dalla meloniana Ylenia Lucaselli decidere se ripristinare in tutto il loro fulgore i vitalizi sforbiciati dalla decisione dell’allora presidente della Camera, il grillino Roberto Fico. E in gioco ci sono pure gli arretrati con tanto di interessi.
Il sistema previgente ai tagli di Fico era molto generoso verso gli esponenti di Casta continua: a fronte di versamenti di 320 milioni di euro a partire dal 1981, la Camera dei Deputati ha erogato la bellezza di 4,5 miliardi di vitalizi. Un livello di valorizzazione che manderebbe in crisi qualsiasi sistema previdenziale non alimentato a piè di lista dai trasferimenti dalle tasse versate da cittadini ed imprese alle tasche degli esponenti di Casta continua.
La spinta al ripristino delle regole previgenti è trasversale, con Forza Italia che con tutta probabilità terrà la barra dritta verso il ripristino dei privilegi di Casta continua, così come ha fatto al Senato, mentre il M5s dovrebbe pronunciarsi contro, la Lega Salvini in bilico, così come il Pd, mentre toccherà al presidente FdI del collegio fare pendere da una parte o dall’altra l’esito dei ricorsi degli ex deputati.
Se l’esito fosse quello atteso dai 1.311 ex onorevoli, i loro trattamenti lieviterebbero automaticamente dell’ordine del 50-80%, spesso sulla base di argomenti secondo cui gli attuali trattamenti sono sotto il livello minimo di sussistenza tanto da metterli in forte difficoltà, anche se le loro difficoltà sono ben altra cosa di quella dei tanti italiani che devono sbarcare il lunario con la minima a 610 euro al mese o con la contributiva incassata a 65 anni dopo quarant’anni di versamenti che rende poco più del doppio della minima.
Quello che va bene per Casta continua, dovrebbe esserlo anche per i comuni cittadini, pena l’approfondimento del solco sempre più ampio esistente tra una classe politica spesso incapace e arraffona, quando non palesemente criminale, viste le numerose condanne a carico di coloro che chiedono il ricalcolo dei loro vitalizi, alcuni dei quali tutt’ora in galera.
Senza trascurare il fatto che un politico spesso oltre al vitalizio da ex parlamentare assomma anche la pensione da lavoro maturata con contributi figurativi, oltre ad altri vitalizi se il soggetto ha avuto anche altri incarichi politici, come un consigliere regionale. Insomma, anche se tenta di dimostrare il contrario, Casta continua è tutt’altro che pezzente.
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