Una mini auto elettrica da 15-20.000 euro: la nuova proposta (fallimentare) Ue

L’allarme del ministro Urso al Consiglio Ue: «il settore automotive è al collasso, serve realismo».

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La crisi autoindotta da scelte politiche demagogiche e infondate della Commissione europea che ha affondato il settore automotive con la via obbligata dell’elettrificazione della mobilità entro il 2035 pare non avere insegnato nulla e nonostante il disastro si prosegue a sprofondare nel barato, che ha già costato la chiusura di centinaia di fabbriche e il licenziamento di decine di migliaia di lavoratori, specie nell’indotto, con gli ultimi in ordine di tempo i 14.000 annunciati da Bosch, con la Commissione europea che rilancia sulla mini auto elettrica compatta offerta ad un prezzo non superiore ai 20.000 euro, con un taglio netto rispetto alle dimensioni, pesi e prezzo dell’auto elettrica odierna. Ursula von der Leyen va dritta per la sua strada, tetragona a tutti i richiami ad una realtà ben differente da quella onirica in cui pare vagare da troppo tempo.

«Sosterremo i costruttori automobilistici per immettere sul mercato modelli di piccole auto pulite che potrebbero costare tra i 15 e 20.000 euro» ha anticipato Stéphane Séjourné nel corso di un confronto con il Consiglio Ue Competitività, facendo il punto sull’ultimo confronto con il settore dell’automotive. La misura sulla mini auto elettrica, a detta del vicepresidente della Commissione Ue, «stimolerà la domanda di veicoli elettrici e rafforzerà la produzione europea» rilanciando un segmento di auto utilitarie cassato dalle varie case costruttrici europee – dove l’Italia vantava una posizione di primazia – per via della scarsa remuneratività per concentrare gli sforzi e gli investimenti sulla creazione di una nuova gamma di veicoli ibridi ed elettrici.

La Commissione europea vorrebbe portare anche in Europa l’esperienza giapponese delle cosiddettekei-car”, veicoli lunghi al massimo 3,40 metri (e larghi 1,48) e spinte da motori termici di 660 cm3 e 64 Cv-47 kW di potenza massima. Ma sarà oggettivamente difficile fare un’alchimia a basso prezzo considerando esclusivamente la trazione elettrica a batteria. Anche perché con la medesima cifra l’Europa produceva veicoli dimensionalmente più grandi e sfruttabili. E pure dotate di un motore termico più affidabile, prestazionale ed efficiente.

Sull’iniziativa il governo italiano rivendica un ruolo di primo piano pur chiedendo che il futuro segmento non si limiti al solo elettrico. «E’ una misura necessaria che abbiamo sollecitato – ha sottolineato il ministro Adolfo Urso avvertendo che «è necessario che sia alimentata anche da altri carburanti, non soltanto dall’elettrico, per essere accessibile a tutti». Mantenere la rotta sulla transizione all’elettrico «ma con più pragmatismo» è la promessa che, dopo mesi di pressioni su Palazzo Berlaymont, i governi nazionali e i colossi dell’automotive sono riusciti a strappare alla Commissione Ue.

«Il settore dell’auto sta collassando in Europa» ha denunciato con forza Urso che torna a incalzare Bruxelles ad affrontare la transizione «con realismo, senza paraocchi ideologici». Per Roma il futuro dell’auto europea «passa da neutralità tecnologica e flessibilità» e non è la sola a chiedere un intervento guidato da realismo per rivedere le «follie» del “Green Deal”. Da Berlino a Parigi, passando per Vienna, Praga e Madrid il monito all’Ue è il medesimo ed è ad «agire subito» per strappare il comparto fondamentale per l’economia e per l’occupazione europea dalla morsa della crisi.

Quella sulla mini auto elettrica compatta è solo la prima di una serie di iniziative per l’automotive che l’Ue presenterà nei prossimi tre mesi – tra queste anche l’elettrificazione delle flotte aziendali, altra scelta potenzialmente fallimentare -, un’alleanza industriale sulle auto a guida autonoma e una proposta per la produzione di batterie per sostenere il comparto. Ma il momento della verità arriverà solo con la revisione del regolamento sulle emissioni CO2 che dal 2035 imporrà lo stop a motori termici diesel e benzina che l’esecutivo Ue promette di portare avanti con «pragmatismo» e soprattutto in tempi rapidi, con i primi annunci sulle «opzioni» da mettere in campo in arrivo già a fine anno.

L’obiettivo di nuove auto a emissioni zero al 2035 rimane al momento un feticcio intoccabile, almeno nella forma. Ma sul tavolo di Bruxelles già ci sono diverse opzioni di flessibilità per andare incontro alle richieste delle industrie, tra tutte quella di mantenere sul mercato i veicoli ibridiplug-in” – altra “sòlaregolamentatoria, dove i bassi valori di emissione sbandierati sono solo teorici, buoni solo per gli standard di omologazione, mentre quelli reali sono multipli di decine di volte maggiori – e “range extender” – veicoli dove la trazione è esclusivamente elettrica, con l’energia generata a bordo da un motore termico tarato per la massima efficienza – ancora per qualche anno dopo la tagliola prevista dal 2035.

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