L’abbandono dell’amministratore delegato di Renault, Luca De Meo, per approdare ad un comparto industriale totalmente diverso come quello della moda e del lusso del gruppo Kering della famiglia Pinault potrebbe costituire l’anteprima del requiem per l’auto europea intonato delle scelte politiche unilaterali che ne stanno squassando le fondamenta.
La decisione di mollare dopo cinque anni di successi alla guida del costruttore transalpino, portato da una situazione economica di azienda pressoché decotta a nuova redditività e al lancio di nuovi marchi sportivi come Alpine e al consolidamento del successo di Dacia come costruttore di veicoli ricreazionali, con il lancio di nuovi modelli di auto che hanno conquistato riconoscimenti prestigiosi, fanno presagire uno scenario che potrebbe essere l’anteprima di un futuro tempestoso per l’automotive europeo, soffocato da scelte politiche profondamente sbagliate, imposte dall’ideologia più da effettive esigenze tecniche ed ambientali.
Tanto più che lo stesso De Meo era stato nominato all’inizio del 2025 come presidente dei costruttori europei di autoveicoli, l’Acea, che negli ultimi tempi tentava di invertire la deriva dell’elettrificazione coatta della mobilità europea.
Possibile che di fronte ad un possibile requiem per l’auto europea De Meo abbia abbandonato la pugna con una politica miope e gretta, lasciando il settore al suo destino, preferendo una nuova sfida professionale alla sua lunga carriera di successi nel settore della mobilità, iniziati alla Fiat, poi Fca, per poi passare al gruppo Volkswagen ed infine alla Renault, dimostrando di sapere risanare i conti delle aziende e di rilanciarne il prestigio, anche creando dal nulla nuovi marchi come Cupra in casa Seat-Vw e Alpine in quella Renault.
Da parte sua, la famiglia Pinault dinnanzi ai conti critici del gruppo Kering con 10 miliardi di debiti ha cercato e trovato un personaggio di rottura, fuori dagli schemi del gruppo che potrebbe portare una forte svolta e rilancio nella gestione delle aziende e alla loro innovazione di prodotto. Possibile, ma rimane il vuoto lasciato da De Meo nel campo della mobilità europea che in questi frangenti avrebbe avuto bisogno di disporre di tutte le sue migliori risorse, anche per evitare di essere travolto dal successo di mercato dei produttori cinesi e dal nuovo corso delle politiche americane che hanno stracciato la svolta ambientalista della precedente amministrazione Biden di cui potrebbe rimanere vittima il gruppo Stellantis per via degli accordi sottoscritti con lo stato della California. Accordi che impongono di vendere nel più ricco e potente degli stati americani almeno il 50% di auto elettriche entro il 2028 per poi salire al 68% entro il 2030. Un patto blindato dall’ex amministratore delegato Stellantis, Carlos Tavares, che potrebbe costare caro al gruppo presieduto da John Elkann, mentre i suoi diretti concorrenti come Ford e General Motors ne sarebbero esenti. Tanto più che le vendite di veicoli esclusivamente elettrici di Stellantis sul mercato Usa sono stati di ben 531 veicoli (solo la Fiat 500e) nel 2024, mentre solo agli inizi del 2025 sono stati introdotti la Jeep Wagoneer S e la Dodge Charger Daytona che hanno elevato il totale di vendite di auto a batteria a 5.000 pezzi nel primo trimestre 2025, pari a meno del 2% del totale.
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