Quanto costa la nuova festa di San Francesco

Il Parlamento istituisce la festa del 4 ottobre arrivando così a 13 festività nazionali tra civili e religiose, con un costo totale per la collettività di circa 50 miliardi di euro.

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Festeggiare il Poverello di Assisi ci rende più poveri, visto che secondo alcune stime la neo istituita festa di San Francesco costerebbe al sistema Italia 4 miliardi di euro per la sospensione dal lavoro del 4 ottobre.

L’indizione di una nuova festività nazionale dedicata al patrono d’Italia San Francesco – facendo a cazzotti con l’altra patrona nazionale, Santa Caterina da Siena che cade nello stesso giorno, tale da sollecitare il presidente della Repubblica ad inviare una lettera al Parlamento per ovviare all’ingorgo celebrativo nello stesso giorno – va ad assommarsi alle altre 12 vigenti nel Belpaese che, assommate, costerebbero alla collettività quasi 50 miliardi di euro di mancata produzione e, conseguentemente, di spinta sul Pil nazionale che boccheggia sempre su valori da prefisso telefonico.

Secondo il Centro studi di Confindustria, una festa nazionale durante un giorno feriale costa al sistema nazionale circa 3,6 miliardi in fatto di stipendi, per l’80,5% a carico del sistema produttivo e 19,5% a carico del settore pubblico, con lo Stato chiamato a pagare lo straordinario e il festivo a tutti i dipendenti pubblici comunque operativi, dalle forze dell’ordine ai vigili del fuoco, ai sanitari.

Sul lato della produzione, secondo Confindustria una giornata festiva costa al sistema lo 0,08% di Pil in termini di minor ricchezza prodotta, anche se il dato viene parzialmente corretto dal servizio studi della Camera, secondo cui le imprese possono riprogrammare in anticipo la produzione azzerando quasi del tutto gli effetti negativi.

Quali sono le feste comandate infrasettimanali che incidono sulla produzione di Pil nazionale? L’elenco è presto fatto: Capodanno, Epifania, Pasqua, Pasquetta, Liberazione, Festa dei lavoratori, Festa della Repubblica, Ferragosto, Ognissanti, Immacolata concezione, Natale e Santo Stefano. Cui ora si aggiunge quella di San Francesco.

Sarebbe forse stato opportuno che il Parlamento avesse pensato a sterilizzare l’effetto dell’istituzione di una nuova festività nazionale, magari provvedendo a cancellarne una o accoppiarne due simili, come la Festa della Repubblica e la Liberazione, oppure celebrando la Festa dei lavoratori andando al lavoro. Ma si sarebbe potuto anche andare oltre, provvedendo a cancellarne una o due, come l’Epifania intesa popolarmente, specie dai più piccoli, come la festa della Befana che porta dolci e giocattoli e che porta via tutte le feste.

In un contesto dove emerge sempre più chiaramente la necessità di aumentare la produttività italiana – che risulta tra le più basse d’Europa e del mondosarebbe opportuno lavorare di più e meglio, anche per incrementare quegli stipendi che in Italia sono sempre più un’emergenza sociale oltre che economica, specie nelle medie e grandi città soprattutto al Nord dove il costo della vita è maggiore e gli stipendi spesso inadeguati a sostenerne il costo. Tanto che molti posti di lavoro rimangono vacanti.

Certo, poi ci sono aspetti esterni alle festività a stretto rigore, come certi scioperi proclamati periodicamente a ridosso del fine settimana, specie nel settore dei trasporti, quasi più per fare un ponte aggiuntivo che per rivendicazioni eminentementi sindacali, o come certi scioperi generali indetti non per motivi connessi con il lavoro ma esclusivamente per motivi politici come quello per Gaza indetto dalla Cgil.

Certo, l’Italia è nella media europea con 13 festività, tra i “grandipaesi europei a parimerito con la Francia (che sta studiando di abolirne un paio), ma decisamente di più della Germania che he ha nove e della Gran Bretagna con otto. Poi ci sarebbe da agire sui giorni di ferie, dove quelle contrattuali in Italia si attestano a 20 giorni – un numero anche inferiore alla direttiva europea che stabilisce un minimo di 4 settimane all’anno -, numero che sale considerevolmente per alcuni settori protetti dalla concorrenza – ma con effetti dirimenti sull’economia – come quello della magistratura che gode di ben 45 giorni di ferie retribuite. Decisamente troppi, con effetti negativi sul buon funzionamento specie in termini di tempestività della giustizia, specie sul fronte civile.

Prima della celebrazione del Santo patrono d’Italia il 4 ottobre 2026 c’è ancora la possibilità di una correzione in corsa, tanto più per rispondere alle obiezioni sull’ingorgo con Santa Caterina da Siena evidenziato dal presidente Mattarella, cogliendo l’assist di fare un po’ di pulizia tra le feste nazionali, partendo da quelle civili per poi approdare a quelle religiose. Sarebbe una decisione di maturità nazionale.

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