Per i “Magnifici 15″ togati della Corte costituzionale un aumento di 100.000 euro l’anno

I giudici della Consulta per primi applicano la sentenza (pronunciata dal loro) che ha abrogato il tetto di 240.000 euro agli stipendi pubblici. I miracoli dell’autodichia.

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I “Magnifici 15giudici della Corte costituzionale sono i primi dipendenti pubblici a poter fruire della sentenza n. 135/2025 della stessa Consulta emanata lo scorso 28 luglio che ha abrogato il tetto alla retribuzione di 240.000 euro stabilita nel 2014 dal governo Renzi. E lo fanno senza che chicchessia possa dire nulla grazie al meccanismo dell’autodichia degli organi costituzionali, con il risultato che per costoro scatta un aumento di oltre 100.000 euro l’anno. Lordi, ovviamente.

Già i giudici della Consulta sono piùuguali” degli altri togati d’Italia, visto che i loro emolumenti sono maggiorati per legge del 50% rispetto a quello del vertice della magistratura ordinaria, il primo presidente della Corte di Cassazione, pure lui beneficiato dalla sentenza della Consulta del luglio scorso, tanto che prima della decisione lo stipendio era quantificato in 255.127 euro lordi annui, pari al tetto dei 240.000 euro incrementato del 4,8%. Di colpo, dopo la sentenza della Corte costituzionale lo stipendio è tornato al livello antecedente ai tagli inflitti dal governo Renzi, ovvero a 311.658 euro lordi annui. Se a questa si applica la maggiorazione del 50% riconosciuta dalla legge per i “Magnifici 15”, ecco che il loro stipendio lievita a 467.487 euro annui lordi. Quindi, 107.487 euro in più secchi rispetto allo stipendio previgente la sentenza emanata dagli stessi giudici della Consulta.

Un bel grisbì che fa gola anche ad altri dirigenti dello Stato e dei suoi numerosi gangli, ma che non hanno la stessa libertà di manovra di un organo costituzionale come, oltre la stessa Consulta, le assemblee parlamentari o la presidenza della Repubblica, dove l’effetto sarà probabilmente applicato a breve. La dirigenza Inps ha tentato di dare autonomamente concretezza alla sentenza, ma sono stati respinti con perdite dal governo il quale deve autorizzare ogni modifica al trattamento retributivo con un apposito decreto. Un argomento su cui il ministro alla pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, sta valutando le conseguenze per l’impatto sui conti pubblici, con la possibilità di avviare un progressivo percorso di adeguamento delle retribuzioni dei vari vertici e, a cascata, di tutti i sotto capi.

Ma tornando ai “Magnifici 15” della Corte costituzionale, lo stipendio e il suo ricchissimo aumento non è l’unico benefit di cui beneficiano. Il presidente della Consulta gode di un’ulteriore indennità di rappresentanza pari ad un quinto dello stipendio, pari ad altri 93.497 euro, oltre all’assegnazione per tutti di un telefono cellulare, un computer portatile e un’autovettura con autista, oltre a tutte le spese di viaggio per i giudici non residenti a Roma, sia per i trasferimenti dal domicilio alla sede di lavoro che per impegni di rappresentanza della Corte, senza dimenticare l’assegnazione di una foresteria per tutti i giudici non residenti nella capitale.. Capitolo a parte le pensioni, visto che i giudici per i loro 9 anni di mandato al servizio della collettività pagante maturano un trattamento reversibile cumulabile con altri emolumenti o pensioni.

Il tutto per garantire «l’esigenza di equilibrio e di indipendenza» dei “Magnifici 15”.

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