La Corte dei Conti mette una pesante ipoteca sulla realizzabilità del Ponte di Messina per via dell’estrema lacunosità e carenza dei contenuti della delibera Cipess con cui il governo ha approvato la realizzazione dell’opera fortissimamente voluta dal ministro delle Infrastrutture e trasporti, Matteo Salvini, il quale minimizza, derubricando la questione a normale interlocuzione tra organi dello Stato, cui sarà posto rimedio entro i 20 giorni indicati dalla stessa Corte. Ma Salvini farebbe meglio ad essere meno baldanzoso, perché i rilievi formulati non sono affatto trascurabili.
La Corte dei Conti sottolinea «la necessità di acquisire chiarimenti ed elementi informativi» sulla recente delibera del Cipess, un documento della presidenza del Consiglio che per la magistratura contabile «risulterebbe non compiutamente assolto l’onere di motivazione difettando, a sostegno delle determinazioni assunte dal Cipess, anche in relazione a snodi cruciali dell’iter procedimentale, una puntuale valutazione degli esiti istruttori».
Per la Corte dei Conti la delibera del Cipess «si appalesa più come una ricognizione delle attività intestate ai diversi attori istituzionali del procedimento che come una ponderazione delle risultanze di dette attività, sotto il profilo sia fattuale che giuridico».
Tra gli aspetti procedurali carenti, i magistrati sottolineano come «date le peculiari modalità – condivisione di link che rimanda al sito istituzionale della società Stretto di Messina – con le quali sono stati trasmessi a questo Ufficio alcuni degli atti oggetto di controllo e la documentazione a corredo, si chiedono chiarimenti in ordine alla formale acquisizione di detti atti da parte del Mit e di codesto Comitato in vista della successiva approvazione».
La Corte dei Conti ricostruisce i diversi passaggi della delibera e la tempistica di trasmissione alla stessa Corte sottolineando «si chiedono chiarimenti al riguardo anche con riferimento alla tempistica osservata per la trasmissione del provvedimento Mit-Mef con cui è stato assentito il terzo atto aggiuntivo». «Parimenti – si legge nel documento – sotto il profilo procedurale, in disparte le considerazioni in punto di legittimità, si chiedono chiarimenti in merito alle valutazioni svolte da codesto Comitato in relazione all’efficacia della delibera del Consiglio dei ministri del 9 aprile 2025 con la quale: è stata approvata la relazione relativa ai motivi imperativi di interesse pubblico; è stato preso atto dell’assenza di idonee alternative progettuali; è stata dichiarata la sussistenza di motivi imperativi di interesse pubblico legati alla “salute dell’uomo e sicurezza pubblica o relative conseguenze positive di primaria importanza per l’ambiente”».
Poi «alla luce di recenti notizie di stampa, si chiedono, inoltre, aggiornamenti in merito all’interlocuzione che sembra avviata, sul punto, con la Commissione europea anche a seguito della informativa relativa all’operazione effettuata in data 11 giugno 2025 dalla Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’Unione europea» relativi all’impatto ambientale dell’opera insistente su aree protette.
Sugli oneri del piano economico la Corte incalza: «perplessità si manifestano, inoltre, in merito al disallineamento tra l’importo asseverato dalla società Kpmg in data 25 luglio 2025 – quantificato in euro 10.481.500.000 – e quello di euro 10.508.820.773 attestato nel quadro economico approvato il 6 agosto 2025. Si chiedono chiarimenti». Tra le moltissime richieste compare anche «quanto alle stime di traffico – al piano tariffario di cui allo studio redatto dalla TPlan Consulting – poste a fondamento del Pef si chiedono chiarimenti in ordine alle valutazioni svolte da codesto Comitato in merito alle modalità di scelta della predetta società di consulenza e agli esiti di detto studio anche in relazione agli approfondimenti istruttori svolti in occasione della riunione preparatoria del Cipess».
Pochi giorni per rispondere: 20 giorni di tempo dopo di che «trascorso detto periodo, la Sezione potrà decidere allo stato degli atti, ferma restando la facoltà di codesta Amministrazione di ritirare il provvedimento in sede di autotutela». Insomma, se il Governo Meloni e lo stesso Salvini non forniscono tutti i chiarimenti e documenti mancanti, la Corte giudicherà sulla base dello «stato degli atti», il cui esito pare già volgere verso una formale bocciatura.
La richiesta della Corte dei Conti ha dato il destro alle opposizioni di chiedere il ritiro definitivo dell’opera che definiscono il Ponte di Salvini per dirottare i 14 miliardi all’ammodernamento e potenziamento della rete stradale e ferroviaria di Sicilia e Calabria, oggettivamente inadeguate e insicure.
“Patto per il Nord” si è spinto oltre, con il segretario Paolo Grimoldi che afferma come «i numerosi, pesanti e circostanziati rilievi della Corte dei Conti nel merito e nelle procedure adottate per arrivare costruzione del Ponte di Messina dovrebbero indurre il ministro Salvini ad un gesto di dignità e responsabilità: le dimissioni. Il “via libera” che Salvini si spettava dalla Corte dei Conti per l’avvio dei cantieri non solo non è arrivato, ma è arrivato uno stop che potrebbe essere anche definitivo. In questi giorni e in queste ore stiamo vedendo parti del Paese con strade disastrate e ponti che crollano a causa del maltempo, mentre Salvini ha indirizzato l’82% delle risorse nazionali per gli investimenti infrastrutturali su un ponte che non è una priorità per nessuno e, se i rilievi della Corte dei Conte non saranno superati, non è neppure realizzabile. Salvini si dimetta e liberi un ministero chiave per tutto il Paese, da Nord a Sud: gli italiani non possono rimanere prigionieri su strade e ferrovie a causa di un ministro incapace».
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