Italia repubblica fondata sulla sostanziale libertà di evasione

Corte dei conti: i controlli sugli oltre 9 ml di contribuenti a maggior rischio sono solo l’1,42%. E le rottamazioni e sanatorie varie perdono durante l’iter il 49% dei versamenti dovuti.

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L’Italia è una repubblica fondata sulla sostanziale libertà di evasione stando ai risultati della lotta ai contribuenti infedeli che, secondo la relazione sul rendiconto generale dello Stato presentata dalla Corte dei conti in occasione del giudizio di parificazione dei conti pubblici, su oltre 9 milioni di contribuenti a maggior rischio i controlli sono ben l’1,42% della platea, pari a 129.086 soggetti, pure in crescita rispetto all’1,3% del 2023.

Insomma, evadere gli obblighi fiscali e contributivi pare essere ormai uno sport gestito dal ministero dell’Economia e delle finanze, il cui impegno nella repressione nel 2024 ha fruttato 7,63 miliardi, con una flessione, secondo la magistratura contabile, dell’1,99% rispetto al 2023. Di fatto, secondo la relazione, la riscossione coattiva riesce ad incassare solo su tre euro ogni 100 di evasione accertata nell’anno di competenza. Numeri sconfortanti che finiscono solo con l’ingigantire quel magazzino fiscale di debiti fiscali non riscuotibili che ormai viaggia oltre quota 1.000 miliardi.

L’Italia è una repubblica fondata sulla sostanziale libertà di evasione. Secondo la Corte dei conti la frequenza delle verifiche reali continua a essere davvero troppo bassa rispetto «all’ampiezza dei fenomeni evasivi che caratterizzano il funzionamento del sistema fiscale del Paese». Per questo secondo la Corte l’aumento dei controlli dovrebbe essere integrato in chiave preventiva dalla «ingente mole di dati a disposizione mediante sistemi informativi» in possesso della pubblica amministrazione che, però, non riesce a dialogare tra loro. E troppo poco, «marginale» per la Corte, è il ricorso all’accertamento sintetico, noto alle cronache come redditometro, e alla collaborazione dei comuni all’attività di accertamento erariale, nonostante il loro impegno sia adeguatamente ricompensato dallo Stato con la compartecipazione al 50% delle maggiori somme incassate. Maggiori incassi che per gli amministratori locali si traducono in mancato consenso elettorale da parte dei soggetti scovati evasori.

La relazione della Corte dei conti analizza le percentuali di controlli effettuati sulle varie categorie economiche, che variano dai controlli praticamente a quota zero dei settori agricoli (0,3%), altre attività e servizi (0,6%), alle attività immobiliari (1,3%), attività professionali (1,6%) per crescere fino oltre quota 2% per trasporti e magazzinaggi, attività manifatturiere, attività finanziarie e assicurative e gestione del ciclo di rifiuti.

Secondo la Corte dei conti, qualche successo a livello degli incassi hanno riscosso le campagne delle lettere di compliance (2,2 miliardi di incasso più sanzioni e interessi). Ma il grosso continua ad arrivare dai controlli automatizzati di liquidazione (imposte dichiarate ma non versate), aumentati del 5,3% che riguardano quasi esclusivamente errori e omissioni dei contribuenti nelle dichiarazioni dei redditi.

L’incremento del gettito non arriva nemmeno dalle varie sanatorie e rottamazioni che hanno caratterizzato gli ultimi anni della storia fiscale del Paese. La rottamazionequaterha perso per strada 11,2 miliardi di rate scadute e non versate (il 49% del totale). Ancora peggio fanno le liquidazioni e controlli automatizzati, dove i mancati versamenti sulle somme accertate e concordate superano l’80%. Di fatto, l’adesione alle varie sanatorie e rottamazioni costituisce solo un mezzo per continuare a rinviare nel tempo gli adempimenti fiscali, sperando sempre in condizioni migliorative che qualche forza politica promette sempre di adottare in una logica di voto di scambio a danno dell’equilibrio finanziario della Nazione.

Infine, di quanto incassa il fisco con la riscossione ordinaria, il 45,4% (pari a 4,8 miliardi) è oggetto di rateizzazione dei debiti iscritti a ruolo. Rateizzazioni figlie degli omessi versamenti rilevati con le liquidazioni automatizzate, con la conseguenza che l’agente della riscossione finisce per trasformarsi in un ente di concessione di credito agevolato, in assenza di garanzie e senza valutazioni preventive sulla solvibilità del debitore in attesa del prossimo giro di mancati pagamenti, di promesse di sanatorie e rottamazioni e via dicendo in un ciclo infernale.

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