Incentivi auto, ad ottobre ripartono solo per l’auto elettrica

Per un privato con Isee sotto i 30.000 euro sarà possibile ottenere fino a 11.000 euro per la rottamazione contestuale di un veicolo Diesel Euro 5 o inferiori.

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Dopo l’annuncio fatto con larghissimo anticipo dal ministro all’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, del lancio di una nuova campagna di incentivi auto, ad ottobre dopo mesi di attesa durante i quali il mercato auto privati si è sostanzialmente fermato, sarà finalmente disponibile e offrirà fino a 11.000 euro di incentivo pubblico a fronte di un Isee fino a 30.000 euro (per i redditi fino a 40.000 il contributo cala a 9.000 euro) per l’acquisto di un’auto elettrica a fronte della contestuale rottamazione di un veicolo Diesel Euro 5 o inferiori.

Di fatto, l’esperienza cumulata con le altre campagne di rottamazione e di incentivi auto per l’acquisto di auto elettriche pare avere insegnato poco al governo Meloni, visto che si insiste nel sostenere la diffusione della tecnologia di mobilità elettrica ancora poco gradita dai consumatori, vuoi per la forte svalutazione mostrata dai veicoli elettrici rispetto ad uno termico (il 50% si raggiunge già al secondo anno contro il quarto di un veicolo termico), l’autonomia non sempre soddisfacente specie se lo si utilizza in ambito extraurbano o autostradale, oltre ai costi per la ricarica elettrica sui punti pubblici se non si dispone di uno privato che sfrutti la tariffa domestica.

Non solo: dalle indiscrezioni che arrivano da esponenti del governo Meloni, l’accesso agli incentivi auto per i privati e per le partite Iva (per la sostituzione di un furgone sarà disponibile un incentivo fino al 30% del prezzo d’acquisto con un tetto di 20.000 euro) sarà territorialmente limitata solo a quelle aree dove la qualità dell’aria è maggiormente a rischio, come le regioni del bacino Padano (Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna) per le quali ad ottobre 2025 avrebbe già dovuto scattare il divieto di circolazione dei veicoli Diesel Euro 5 rimandato poi di un anno dopo le forti proteste di cittadini, imprese ed amministratori locali.

Peccato solo che l’ennesima campagna di rottamazione finirà in un probabile fallimento, anche perché la pur ricca incentivazione pubblica lascia a carico degli automobilisti e delle imprese una rilevante spesa, visto che per un veicolo elettrico medio non si spende meno di 35-40.000 euro. Oltre a distruggere un valore visto che un veicolo Euro 5 ha si una decina d’anni di vita, ma è pur sempre piùgiovane” della media del parco circolante italiano che viaggia ad oltre 13 anni.

Se il governo Meloni vuole ridurre veramente l’impatto ambientale senza distruggere ricchezza e danneggiare imprese e consumatori, potrebbe spostare gli incentivi pubblici dall’acquisto di veicoli elettrici quasi tutti importati dall’estero – spesso da produttori cinesi – alla spinta dell’incremento di biocarburanti, a partire dal Diesel HVO sviluppata da tecnologie italiane, che contribuirebbe ad abbattere fino al 90% le emissioni sui Diesel più recenti (Euro 6) e almeno del 70-80% per quelli più vecchi. Sarebbe una sorta di quadratura del cerchio, senza continuare a scimmiottare vincoli europei che impongono l’elettrificazione della mobilità che hanno già dimostrato il loro plateale fallimento.

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