La decisione del governo Meloni di impugnare la legge trentina con cui la Lega Salvini ha fortissimamente spinto per modificare l’assetto elettorale introducendo il terzo mandato per il presidente in carica non è giunta inaspettata, in quanto quella del Trentino è stata una sostanziale fuga in avanti rispetto al quadro legislativo nazionale di riferimento in tema di norme elettorali, tanto che la stessa Corte costituzionale è intervenuta più volte confermando il proprio orientamento che, a fronte di un elezione diretta dei vertici di un’istituzione, ci deve essere un bilanciamento con un limite al numero dei mandati consecutivi ottenibili.
Di fatto, quella del Trentino è stato un chiaro tentativo di forzare la mano, che non poteva essere fatto passare indenne dal governo, anche per evitare il rischio che ad elezioni avvenute qualcuno potesse avanzare un ricorso incidentale finendo con l’inficiare la stessa elezione in caso di successiva cassazione della norma.
Gli stessi costituzionalisti propendono a giudicare favorevolmente l’operato del governo Meloni sul terzo mandato, giudicando molto probabile lo scenario che la Corte costituzionale confermi, dopo quanto avvenuto nel caso della regione ordinaria della Campania, anche per l’autonomo Trentino lo stesso requisito del bilanciamento tra il potere e la sua durata.
Nel caso del Trentino, mentre i vertici dell’Autonomia devono capire come comportarsi, anche in considerazione che pare essere venuto meno l’ombrello politico nazionale, visto che lo stesso leader della Lega, Matteo Salvini, ha derubricato tutta la vicenda sul terzo mandato come «questione di valenza locale», di fatto riconoscendo quello che è stato un tentativo mal costruito dalla giunta Fugatti, l’ex presidente della provincia di Trento e della regione Trentino Alto Adige, l’autonomista Ugo Rossi, lancia una proposta che potrebbe trasformarsi in un salvagente politico per la maggioranza sull’orlo di una crisi di nervi politica, dicendo, nell’intervista a Focus Trentino fatta dal direttore di ViViItalia Tv, Stefano Elena, che la soluzione potrebbe essere nell’abbandonare l’attuale sistema maggioritario con elezione diretta del presidente per allineare il sistema elettorale del Trentino a quello dell’Alto Adige, con un sistema proporzionale ed elezione secondaria del presidente tra i candidati del partito più votato.
La proposta di Rossi potrebbe essere una quadratura del cerchio politico, anche per valorizzare meglio di oggi la tutela delle minoranze etniche, introducendo anche quei sistemi di miglioramento dell’azione di governo che ora mancano. Oltre a servire per evitare che la Corte costituzionale possa infliggere alla maggioranza di Fugatti l’ennesima condanna, facendo venire meno il motivo del contendere grazie alla modifica della legge elettorale trentina.
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