La politica italiana torna a cavalcare la stagione della decontribuzione previdenziale a 10 anni di analogo provvedimento voluto dall’allora governo di Matteo Renzi che, per incrementare le nuove assunzioni, aveva previsto l’azzeramento dei contributi previdenziali, salvo trasformarsi in un flop sul lato delle assunzioni di giovani e un buco da 18 miliardi in tre anni sul lato dei conti pubblici.
E se 10 anni fa la Lega Salvini era all’opposizione, ora, dalla tolda del governo Meloni, sono proprio i salviniani a rilanciare la medesima ricetta della decontribuzione previdenziale questa volta per arginare la fuga all’estero dei giovani diplomati e laureati per via degli stipendi d’ingresso nel mondo del lavoro che in Italia sono decisamente più bassi rispetto agli altri grandi paesi europei, che devono fare i conti anche con un maggiore costo della vita.
La proposta lanciata dal sottosegretario al ministero del Lavoro e delle politiche sociali e già sindacalista dell’Ugl, il salviniano Claudio Durigon, finisce con il scimmiottare la proposta di Renzi, cercando di fare in casa Lega Salvini il bis del flop di “Quota 100” che nelle intenzioni dei suoi promotori avrebbe dovuto rilanciare l’occupazione giovanile con due giovani per ogni “quotista”, salvo fallire completamente il suo obiettivo.
La proposta lanciata da Durigon prevede la decontribuzione dei versamenti pensionistici e una flat tax al 15% per tutti i giovani fino a 35 anni d’età che entrano nel mondo del lavoro, sorvolando sul fatto che l’incremento salariale ottenuto azzerando oggi i versamenti previdenziali, in un lontano futuro si trasformerà in una pensione ancora più bassa delle misere pensioni maturabili oggi con il sistema contributivo. Ma tra 30 anni e oltre, personaggi di peso politico inversamente proporzionale alla loro stazza fisica come Durigon saranno scomparsi dal panorama politico nazionale, mentre gli effetti delle loro scellerate politiche saranno ancora ben presenti.
Invece di lanciare proposte pateracchio che hanno come unico effetto di scaricare sui posteri il costo del consenso politico odierno, Durigon farebbe meglio ad impegnarsi per risolvere un altro clamoroso errore fatto dal governo Renzi che grava sulla previdenza di oltre 5 milioni di lavoratori autonomi, che si sono visti gambizzare i rendimenti annuali delle loro casse previdenziali privatizzate sostitutive dell’Inps con l’aumento dal 20 al 26%, un unicum a livello internazionale voluto per trovare i fondi per i mitici “80 euro” renziani. Peccato solo che così facendo Renzi e tutti i governi che non sono successivamente intervenuti a correggere il marchiano errore clientelare scaricato su una ristretta fascia di lavoratori abbia trasformato costoro in una corte di pensionati futuri ancora più poveri di quanto non già faccia il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo.
Durigon dovrebbe sforzarsi di intervenire azzerando il prelievo fiscale sui rendimenti annuali del monte contributivo delle casse previdenziali privatizzate, accontentandosi di taglieggiare fiscalmente solo il maturato finale delle pensioni, così come avviene per gli assicurati dell’Inps.
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