I consumi energetici italiani sono statisticamente in crescita, anche se nel primo quadrimestre 2025 registrano un leggero calo (-0,8%), con un andamento sostanzialmente lineare grazie alla sempre più spinta elettrificazione dei servizi, sull’onda delle nuove norme di riduzione dell’inquinamento atmosferico.
Secondo le rilevazioni di Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione nazionale, nel 2024 i consumi elettrici italiani sono aumentati del 2,2% rispetto al 2023, attestandosi a 312,3 miliardi di kWh (con punta oraria massima di 57,5 GW registrata il 18 luglio dalle 15 alle 16). Lo scorso anno, le fonti rinnovabili hanno registrato il dato più alto di sempre di copertura della domanda, pari al 41,2% (rispetto al 37,1% del 2023). Il valore è in aumento grazie al contributo positivo, in particolare, della produzione idroelettrica e fotovoltaica.
L‘incremento tendenziale dei consumi energetici italiani è il risultato di variazioni positive in quasi tutto il corso dell’anno, in particolare nei mesi di luglio e agosto, caratterizzati da temperature superiori alla media decennale, con un maggiore utilizzo di sistemi di climatizzazione.
Più nel dettaglio, la domanda di energia elettrica italiana nel 2024 è stata soddisfatta per l’83,7% con produzione nazionale e per la quota restante (16,3%) dal saldo dell’energia scambiata con l’estero, con un livello di importazioni decisamente alto, cosa che espone il paese a possibili conseguenze nel caso che i fornitori esteri avessero dei problemi nella produzione o nella distribuzione.
La produzione nazionale netta (264 miliardi di kWh) è in aumento del 2,7% rispetto al 2023, crescita che è stata più forte per la produzione idroelettrica (+30,4%) e fotovoltaica (+19,3%), che nel 2024 ha raggiunto il record storico arrivando a superare i 36 TWh. In flessione la fonte eolica (-5,6%) e geotermica (-0,8%), con quest’ultima che meriterebbe maggiori investimenti per le sue capacità di fornire energia rinnovabile in modo programmabile. In calo rispetto al 2023 anche la fonte termica (-6,2%): in tale contesto si distingue la forte riduzione della produzione a carbone (-71%), ormai sostanzialmente azzerata, a eccezione della Sardegna.
Per ovviare ai disservizi del servizio elettrico accaduti negli ultimi giorni in uno scenario di consumi elettrici attesi a crescere sulla spinta delle nuove norme ambientali che impongono la dismissione delle tradizionali caldaie a gas metano e una spinta verso la mobilità elettrica, è un fattore strategico aumentare la produzione di energia elettrica.
In attesa che i nuovi reattori nucleari modulari divengano una realtà (ci vorranno almeno 10 anni di ulteriore sviluppo), nell’immediato un maggiore contributo potrebbe arrivare dal potenziamento dell’idroelettrico, sia tramite la riqualificazione degli impianti esistenti, superando l’attuale blocco derivante dal mancato rinnovo delle concessioni in scadenza, che tramite la costruzione di nuovi impianti, sia di solo accumulo (sfruttabili anche a scopi idropotabili ed irrigui per combattere la siccità) che a pompaggio in funzione di equilibrio della rete elettrica sotto i picchi di produzione delle rinnovabili non programmabili.
Ma per fare ciò serve uno scenario politico chiaro, coerente e, soprattutto, lungimirante, basato almeno sui prossimi 15-20 anni per consentire il ritorno degli investimenti, sia a livello nazionale che locale, con quest’ultimo troppo spesso propenso a bloccare la realizzazione degli impianti, anche quelli legati all’energia rinnovabile.
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